lunedì 30 ottobre 2017

Maria Vittoria Catapano

Nasce e vive a Roma, si dedica da moltissimi anni alla poesia. Nel 1999 è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Ha ottenuto lusinghieri riconoscimenti nell’ambito culturale in quanto vincitrice di primi premi di numerosi concorsi letterari e collabora con alcuni giornali di cultura. Fa parte di salotti letterari, partecipa a simposi, giurie di premi di poesia ed è intervenuta in trasmissioni radiofoniche e televisive. Ha promosso letture di poesie nei licei e scambi culturali con poeti nazionali ed internazionali. Svolge la sua attività artistica tra Roma e Nettuno. Molte sue poesie sono raccolte in antologie di carattere nazionale e sono state tradotte in spagnolo.
Il libro “L’Albero della Vita” è l’opera prima che raccoglie una sintesi qualitativa del suo percorso poetico pubblicata dalla Casa Editrice “Terre Sommerse” nel 2009.

Da circa 3 anni si dedica allo studio dell’arpa

Una “poesia”, come penna intinta a fondo nel cuore, con la quale discende ai suoi “inferi” dentro ricordi , alla ricerca di se stessa, con una tormentata forza di chiarezza e volontà per non soccombere alla realtà 
che accetta con coscienza
La sua poesia è caratterizzata da intimismo e desiderio d'innocenza e da vene di romanticismo.


La poesia di Maria Vittoria Catapano è intrecciata di trasparenze, leggerezze (ricorre la metafora della piuma), dissolvenze ed estrema offerta di sé: è intessuta di quel biancore di cui solo le anime pure sono capaci. E’ una lirica anche intrisa di dolore, di tormento - talvolta di baudelairiana stanchezza di vivere - che ruota tutta intorno alle metafore dell’albero e delle radici, sofferte radici, invisibili, sotterranee, indispensabili, e dell’acqua. Si tratta in realtà d’un unico tema unificatore. Come l’albero, Maria Vittoria è in perenne ascesa verso il cielo, con la consapevolezza che la continua evoluzione è caratterizzata dal ciclo eterno di morte e rigenerazione: costante è, infatti, il tema della rinascita (sempre rinascerò, morta rinascerò, rinascerò a nuova vita, rigenerata da nuova linfa). L’albero mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: il sotterraneo, attraverso le radici che scrutano le profondità in cui affondano - luogo dove la Poetessa ritrova la dea-madre e l’amica poetessa perdute -; la superficie della terra, attraverso il tronco e i primi rami; le altezze attraverso i rami superiori e la cima attirati dalla luce del cielo. L’albero unisce tutti gli elementi, l’acqua, la terra, l’aria, il fuoco. Maria Vittoria con la sua poesia è come l’albero, centrale alla vita, asse del mondo, cuore della luce, legame d’ogni cosa, punto fermo che non vacilla. La sua poesia di mare (ricorrente immagine con le similari di fiume, fonte, sorgente, onda ecc), è fatta d’azzurro liquido amniotico salvifico: seduta sulla luna, la poetessa, rabdomante di luce, si nutre d’acqua, è portatrice d’acqua, di vita, e, rigenerata - mutata donna - indica a noi tutti naufraghi la via di una poesia che è musica nelle assonanze e nelle rime, di una poesia che accomuna cose e persone in uno slancio di empatia ed eterno amore nell’immenso, nell’altrove e nell’oltre (si leggano le intensissime liriche dedicate alla poetessa Maria Grazia Turchetti). All’unisono del mondo


Fausta Genziana Le Piane


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