mercoledì 15 maggio 2019

Giuseppe Albano



Filosofo nel senso classico del termine, non fa parte di quel conclave del linguaggio in cui, da più di un secolo, si sono chiusi i filosofi e dal quale non sono riusciti a proclamare neanche un papa filosofico.



L’uomo e la sua ombra: la duplice natura di «essere» e «non essere» che distingue l’uomo da ogni altro ente; che costituisce l’essere stesso dell’uomo; che fa dell’uomo ciò che è.
In quella sua duplice ed antitetica veste, l’uomo è un perpetuo avvicendarsi di due momenti inseparabili eppure inconciliabili: un frenetico quanto inutile rincorrersi di due figure in un doppio labirinto senza una via d’accesso comune. [...]


[…] In questa epoca di incredibile degrado morale, dove si vuole tutto e subito – senza avere la minima idea di cosa sia quel tutto che si vuole –, dove il sacrificio viene bandito, dove del matrimonio si vuole prendere solo la luna di miele, dove del Mare si percepiscono solo le barche lussuose, del Cielo solo la meteorologia e di se stessi solo la biologia, c’è bisogno di un nuovo uomo, dell’uomo vero, di quell’uomo che è diventato solo un lontanissimo «tu devi».






“L’uomo e la sua ombra” segna il ritorno di Zarathustra, con l’annuncio della necessità di un nuovo umanesimo, basato questa volta su una interpretazione del cristianesimo che deve portare l’uomo a coincidere con la figura di Gesù. I temi fondamentalmente sono due: 1) l’idea che la duplicità umana rappresenti non un limite per l’uomo ma, al contrario, l’essere nella sua autenticità, in un capovolgimento della filosofia kantiana; 2) il pericolo di una imminente fine dell’uomo determinato dal più grande nemico che egli abbia mai intravisto, e che lo può portare, proprio nell’epoca in cui ha la possibilità di riconoscere quella sua duplicità come la più alta forma esistenziale, ad annullarsi nella più terribile delle unicità: l’omologazione.
"L'uomo e la sua ombra" segna anche il ritorno della filosofia al suo linguaggio classico, dopo che, da più di un secolo, si è persa negli oscuri meandri di quella scienza che intimorisce solo a nominarla: ermeneutica


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