giovedì 7 dicembre 2017

Stefano Di Polito


Nato a Torino nel 1975, è autore di progetti sociali e regista cinematografico. Ha scritto per Chiarelettere il saggio C’è chi dice no (2013) sulla cittadinanza attiva a sostegno dell’etica pubblica. Il suo primo lungometraggio Mirafiori Lunapark (2015), prodotto da Rai Cinema, racconta l’occupazione dell’ex fabbrica Fiat Mirafiori da parte di tre pensionati (nel film Alessandro Haber, Antonio Catania e Giorgio Colangeli) per farne un luna park per bambini.


«Devo ringraziarti per questi mesi fantastici. Quando pensavo di aver perso i colori, sei arrivata tu, con tutto il tuo bagliore: sei stata il mio sentiero, il profumo rosso dell’amore, la ricompensa dorata, le strisce di luce bianca che hanno sorretto come corde tese il mio vagare nel mondo, il cielo che mi mancava, il mare che mi placava».

Nel giorno in cui l'Istat pubblica il rapporto su natalità e fecondità, ci chiediamo: e se l'Italia fosse anche il paese dei papà? Accanto allo stereotipo noto in tutto il mondo della “mamma italiana” si sta imponendo una nuova figura, quella del “papà italiano”, che potrebbe rappresentare l'inizio di un cambiamento necessario della nostra società.

Sensibile, amoroso, presente. Legatissimo ai figli. Ansioso e vulnerabile. A descriverlo pienamente ci ha pensato Stefano Di Polito, regista cinematografico e autore di numerosi progetti sociali, che in un diario intitolato “E poi sarà amore”, edito da Imprimatur e disponibile in libreria dal 30 novembre, ha raccontato giornalmente le emozioni provate durante l'attesa di un figlio.

Il libro contiene ventisette lettere che raccontano l'intero percorso della gravidanza vista da lui: dall’adorazione per il corpo in trasformazione della compagna, ai movimenti uterini percepiti anche dentro di sé; dalla paura per le visite ginecologiche, alla gioia sfrenata la prima volta che ha sentito il suo cuoricino”.

“Ho voluto trascrivere ogni emozione che accompagna la nascita di un figlio - rivela l'autore - cercando di superare il cliché che un uomo non possa raccontare le proprie emozioni. È un omaggio artistico alla gravidanza delle donne. Un inno alla vita. Contiene tutte le promesse d'amore che bisogna mantenere una volta diventati papà: rileggerle ora mi consente di vivere con dolcezza e disponibilità il mio ruolo di genitore”.

A partire dalla nascita di una nuova famiglia, il diario autobiografico offre riflessioni anche sul cambiamento del ruolo dell'uomo nella società, descrivendo il percorso di preparazione alla paternità, come un cammino verso la gentilezza e l'amore.

“La nuova generazione di padri ha la responsabilità di affermare un nuovo modello maschile, in grado di contrastare l'aggressività e la violenza dilagante contro le donne e i minori. Il cambiamento dipende da noi uomini” - conclude Stefano Di Polito.

Il diario contiene, anche, una lunga critica alle leggi sulla paternità in Italia, tra le più restrittive nel mondo, che prevedono soltanto due giorni di congedo per gli uomini.

Per vivere senza distrazioni la paternità, l'autore ha smesso di lavorare e si è trasferito a Tenerife, da dove arriva la sua compagna e dove sono ambientati molti aneddoti raccontati nel libro.

“E poi sarà amore” si delinea come una testimonianza maschile, in cui molti uomini sapranno identificarsi e molte donne ritroveranno l'esperienza intima della maternità, vissuta e raccontata da una voce molto vicina.


Imprimatur Editore

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