mercoledì 14 marzo 2018

Daniele Perotti

Lauree in Scienze politiche all’Università di Pavia e in Storia moderna all’Università di Genova, ha lavorato per breve tempo nel mondo dell’editoria, quindi nella pubblica amministrazione, dove ha ricoperto il ruolo di dirigente di vertice in numerosi Comuni italiani. È stato per vari anni docente di Diritto pubblico presso l’Università Bocconi di Milano. Nel corso degli anni ha coniugato la passione per la ricerca storica con il rigore degli studi giuridici, pubblicando articoli a carattere scientifico e divulgativo. È da sempre impegnato, come cittadino, e come “tecnico”, a difendere i valori della Costituzione nata dalla Resistenza e a divulgarli, compito che ha assunto pubblicamente anche in occasione dei referendum costituzionali del giugno 2006 e del dicembre 2016.


Senza dignità del lavoro non c’è 
dignità dell’uomo.

Senza diritti sociali non ci sono diritti civili.

Senza diritti civili non c’è libertà.

 



Ha da poco compiuto settant’anni, ma la nostra resta una Costituzione sana, robusta e proiettata verso il futuro, benché da tempo sotto l’assedio di maldestri riformatori che vorrebbero cambiarne forma e sostanza.
Tuttavia l’attacco che ha avuto le conseguenze più gravi è stato quello non dichiarato, e per questo più insidioso, portato direttamente al suo cuore: ai suoi principi fondamentali.
Ne è principale protagonista l’ideologia neoliberista che tutto vuole sottomesso e regolato da un mercato globale senza regole, con la mercificazione del lavoro, del tempo, delle relazioni fra le persone, dei rapporti sociali, della natura, dei beni e del patrimonio comune, con le sue false rappresentazioni della realtà.
A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, enormi interessi economici e finanziari transnazionali e globali hanno garantito il dominio culturale dell’ideologia neoliberista e delle sue fallaci narrazioni attraverso le teorie di economisti e giuristi seguiti da politici subalterni sedotti e conquistati dal “nuovo” pensiero unico.
I diritti sociali, espressioni reali della sovranità popolare, e i valori a cui sono ispirati, che si ritrovano nei principi fondamentali della nostra Costituzione, sono stati progressivamente erosi, rimossi, disconosciuti e violati da una classe politica vacua e inadeguata a raccogliere il prezioso patrimonio lasciato in eredità dai padri costituenti. Perché esso non vada disperso, occorre evocare i contenuti politici e la tensione ideale che ispirarono le donne e gli uomini della Resistenza. Lo può e lo deve fare l’Italia migliore che ieri è stata quella della lotta al fascismo e oggi è quella della solidarietà e della consapevolezza che un altro mondo è realizzabile, attraverso l’impegno politico contro l’ingiustizia sociale e il profitto dei pochi accumulato a danno dei molti, contro il veleno razzista che alimenta i conflitti fra gli ultimi e rafforza il dominio degli sfruttatori.


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