sabato 25 marzo 2017

Francesco Comina


Francesco Comina, 50 anni, scrittore e giornalista professionista, coordinatore del Centro per la pace del Comune di Bolzano.
Per Il Margine ha pubblicato Il monaco che amava il jazz. Testimoni e maestri, migranti e poeti (2006), Sulle strade dell’acqua. Dramma in due atti e in quattro continenti (2008), Il cerchio di Panikkar (2011), con Eduardo «Mono» Carrasco Inti Illimani. Storia e mito (2010); con Luca Bizzarri ha curato il libro di Ágnes Heller I miei occhi hanno visto (2012). L'ultimo suo libro per la Meridiana è su Oscar Romero, "Oscar Arrnulfo Romero, martire per il popolo"



 «Signor maresciallo maggiore, io non posso giurare a Hitler»

...Poi qualche lontano burocrate per il quale gli uomini sono soltanto oggetti decide che c’è stato un errore: Josef Mayr-Nusser non deve morire a Buchenwald ma a Dachau. Dopo quindici giorni lo rimettono in treno. È ormai una larva. C’è qualcosa di atrocemente demenziale in questo viaggio. Il fronte occidentale si sta rapidamente sfaldando, trecentocinquantamila soldati tedeschi muoiono o si arrendono alle armate alleate sulla linea del Reno. Decine di città tedesche non esistono più, come Dresda, ferocemente distrutta dall’aviazione inglese. Ma i treni della morte, l’Organizzazione Eichmann, continuano a viaggiare, hanno persino la precedenza sui convogli militari… Tuttavia anche la maggior parte delle linee ferroviarie è ormai distrutta, bisogna zigzagare per diramazioni, su linee secondarie; sostare lunghe ore in mezzo a rovine imbiancate dalla brina; procedere a rilento.
Buchenwald è nei pressi di Weimar, Dachau a pochi chilometri da Monaco. Fra le due città infernali vi sono circa quattrocento chilometri. In una settimana il convoglio su cui agonizza Josef percorre sì e no metà strada. Il ragazzo di Bolzano, il militante cristiano, lo sposo di Hildegard, il padre di Albert si aggrappa al suo vangelo, sorride ai compagni di sventura ma nel gelido vagone-merci che è diventato la sua cella perde forza, ora dopo ora. Il 24 febbraio 1945, alle sei del mattino, muore di polmonite nella stazione di Erlangen. Poco prima, un medico civile si è rifiutato di curarlo.
Francesco Comina ci presenta un libro bellissimo ma, ancor più, necessario. Uomo di frontiera, italiano di lingua tedesca, obiettore di coscienza di fronte alle scelte imposte dai dittatori amici e rivali a proposito di «opzione» per la Germania nazista o per l’Italia fascista, Josef Mayr-Nusser e il suo martirio sono rimasti a lungo confinati in una specie di riserva regionale.
Francesco Comina ne ha indagato con commossa attenzione e grande capacità di penetrazione le vicende e il messaggio. Ecco un libro da proporre nelle scuole medie e in quelle superiori a ragazzi che sono stufi di lezioni «buonistiche» non sostenute da testimonianze coraggiose. Un libro da porre al centro di dibattiti culturali e religiosi, molti dei quali, oggi, sembrano troppo spesso ridotti a chiacchiericci campanilistici. Un libro da contrapporre al revisionismo storico di marca cattolica o (molto peggio!) cattolicheggiante. Insomma: pagine da leggere, da meditare, da regalare. E, anche, la notizia di una causa di canonizzazione: un santo, finalmente, non tratto a forza dai secoli scorsi ma raccolto dalla storia di molti di noi.
(dalla prefazione di Ettore Masina)

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