Lina
Sanniti, di Frattamaggiore (Napoli), è docente di
Lingua
Inglese nella scuola media. Ha ricevuto vari riconoscimenti
tra
cui il primo premio del concorso internazionale
di
poesia ‘Avellino in versi’ (2015). Con Michael Palma
ha
curato la traduzione in inglese della silloge di Salvatore
Violante
“Enchanted Anguish” (Gradiva Publications –
New
York, 2017). Con Madre di parole è alla sua prima
pubblicazione.
La
mia città ancora si arrende al mistero
del
‘corpo a corpo’ di due fugaci amanti
lei,
la gloriosa, l’incompresa, la profanata,
si
fa passione per un attimo che resta eterno.
Dirsi
poeta non è operazione semplice e farsi poeta è parte di un
laboratorio esistenziale permanente e solitario per lo più.
Vuol
dire saper guardare le cose e il mondo da un punto di vista diverso e
divergente, sottratto alle logiche del mercato e del tornaconto tra
gli umani. Scegliere la poesia è di per sé voler far parte di un
esercito di perdenti e di invisibili. Esercito di coraggiosi,
malgrado tutto.
Vuol
dire cercare di continuo le parole di scarto, per scansare i luoghi
comuni e le ovvietà banali. Significa scavare dentro se stessi in un
perenne monologo interiore, in un dialogo tra le parti che ci
compongono e ci fanno persona.
Ogni
atto poetico nasce da un autentico lavorio interno, da un gioco
drammatico di filtri intellettuali e sonori, dove il ritmo delle
parole si concilia o si oppone al loro significato.
In
questa prima silloge di Lina Sanniti è evidente, pur trattandosi
della prima pubblicazione, una maturità e una sensibilità nella
scrittura non certo acerba. L’autrice tocca inizialmente la sua
capacità di fermarsi a osservare una realtà metropolitana, che
l’accoglie e la respinge con amara dolcezza....
(dall'
introduzione di Floriana Coppola)
deComporre Edizioni
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