Roberta
Bruzzone,
psicologa forense, criminologa investigativa ed esperta in
Criminalistica applicata all’analisi della scena del crimine,
docente di Criminologia, Psicologia investigativa e Scienze forensi
presso l’Università LUM Jean Monnet di Bari, svolge da anni
attività di docenza sulle forme criminali emergenti con particolare
riferimento ai rischi che si corrono online.
È consulente tecnico nell’ambito di procedimenti penali, civili e minorili e si è occupata di molti tra i principali delitti avvenuti in Italia.
È presidente dell’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi e docente accreditato presso gli istituti di formazione della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. È vicepresidente dell’Associazione “La caramella buona ONLUS”, che si occupa di sostenere le vittime di pedofilia. Svolge inoltre attività di docenza specialistica in numerosi master e corsi di perfezionamento universitari. Per Imprimatur nel 2016, con l'avvocato Emanuele Florindi, ha scritto Il lato oscuro dei social media.
È consulente tecnico nell’ambito di procedimenti penali, civili e minorili e si è occupata di molti tra i principali delitti avvenuti in Italia.
È presidente dell’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi e docente accreditato presso gli istituti di formazione della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. È vicepresidente dell’Associazione “La caramella buona ONLUS”, che si occupa di sostenere le vittime di pedofilia. Svolge inoltre attività di docenza specialistica in numerosi master e corsi di perfezionamento universitari. Per Imprimatur nel 2016, con l'avvocato Emanuele Florindi, ha scritto Il lato oscuro dei social media.
Valentina
Magrin,
filosofa, è specializzata in analisi delle fonti documentarie e
giornalismo investigativo. Esperta in scienzeforensi, criminologia
investigativa e criminal profiling, è membro dell’Accademia
Internazionale di Scienze Forensi. Ha scritto insieme a Fabiana
Muceli La chiave di Cogne. Come si occulta una semplice verità
quando il delitto diventa mediatico (2008). Nel 2017 ha firmato, con
la genetista Marina Baldi, il quinto capitolo (“La tutela del
genoma umano”) del Trattato di diritto e bioetica.
Quando
il “sistema Giustizia” fallisce
il peso di quel fallimento, in fondo in fondo,
il peso di quel fallimento, in fondo in fondo,
ricade
un po’ su tutti noi.
Allora non ci resta che raccontare queste storie nella maniera più “vera e spietata” possibile,
per rendere un ultimo e doveroso tributo al ricordo delle vittime.
Allora non ci resta che raccontare queste storie nella maniera più “vera e spietata” possibile,
per rendere un ultimo e doveroso tributo al ricordo delle vittime.
DELITTI ALLO SPECCHIO
I CASI DI PERUGIA E GARLASCO A CONFRONTO OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO
«Chiara
e Meredith non si conoscevano e probabilmente, se anche la vita fosse
stata con loro più generosa, se avessero potuto evitare
l’ineludibile destino di morte che le attendeva, a tradimento, in
un giorno qualunque, non si sarebbero mai incontrate. Eppure le
vicende che, loro malgrado, le hanno viste protagoniste hanno davvero
tanto in comune. Due storie per molti versi speculari. Due giovani
ragazze proiettate verso il futuro, due vite spezzate apparentemente
molto diverse, almeno fino a quell’atroce, quanto precoce epilogo.
Appartengono a loro le prime immagini che si riflettono l’un
l’altra in questo labirinto di specchi nel quale entreremo per
cercare di fare chiarezza su due degli episodi più neri della
cronaca del nostro Paese.
Torneremo sulla scena del crimine, ripercorreremo le indagini svolte analizzando i fatti in modo oggettivo, depurandoli dalle scorie delle false insinuazioni e delle (troppe) parole buttate al vento. E cercheremo di spiegare perché, talvolta, alcune scelte processuali sono scelte obbligate per tentare di porre rimedio alle inevitabili conseguenze di clamorosi errori investigativi, così come certe condanne o certe assoluzioni possono essere “giuste” anche se lasciano dubbi e non rispecchiano in pieno la realtà dei fatti».
Torneremo sulla scena del crimine, ripercorreremo le indagini svolte analizzando i fatti in modo oggettivo, depurandoli dalle scorie delle false insinuazioni e delle (troppe) parole buttate al vento. E cercheremo di spiegare perché, talvolta, alcune scelte processuali sono scelte obbligate per tentare di porre rimedio alle inevitabili conseguenze di clamorosi errori investigativi, così come certe condanne o certe assoluzioni possono essere “giuste” anche se lasciano dubbi e non rispecchiano in pieno la realtà dei fatti».
Imprimatur
Editore
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