Ha dedicato mezzo secolo allo studio di
Giolitti.
Contitolare della Cattedra Théodore Verhaegen di Bruxelles, è il più autorevole storico della massoneria in Italia e ha scritto numerose
biografie, oltre a opere sulla monarchia in Italia, l’unificazione nazionale, la crisi del 1922 e sul Referendum monarchia-repubblica del
2-3 giugno 1946. Dal 1982 collabora con l’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito e con l’Istituto italiano per gli Studi Filosofici (Napoli). Oltre a dirigere l’Associazione di studi storici
Giovanni Giolitti (www.giovannigiolitticavour.it),
Contitolare della Cattedra Théodore Verhaegen di Bruxelles, è il più autorevole storico della massoneria in Italia e ha scritto numerose
biografie, oltre a opere sulla monarchia in Italia, l’unificazione nazionale, la crisi del 1922 e sul Referendum monarchia-repubblica del
2-3 giugno 1946. Dal 1982 collabora con l’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito e con l’Istituto italiano per gli Studi Filosofici (Napoli). Oltre a dirigere l’Associazione di studi storici
Giovanni Giolitti (www.giovannigiolitticavour.it),
presiede il Comitato scientifico del mensile «Storia in Rete».
Dal 1980 è Medaglia d’Oro per la Scuola, la Cultura e la
Scienza. Gli sono stati conferiti
il Premio presidenza del Consiglio dei ministri (2003) e la Targa
d’Argento del Presidente della Repubblica (2005). Nel 2017 ha concorso
alla traslazione delle Salme di Vittorio Emanuele III e della Regina
Elena nel Santuario-Basilica di Vicoforte, in provincia di Cuneo
il Premio presidenza del Consiglio dei ministri (2003) e la Targa
d’Argento del Presidente della Repubblica (2005). Nel 2017 ha concorso
alla traslazione delle Salme di Vittorio Emanuele III e della Regina
Elena nel Santuario-Basilica di Vicoforte, in provincia di Cuneo
Ha
cercato di evitare l'intervento dell'Italia nella Prima
guerra
mondiale e ha capito il pericolo del fascismo sin dall'inizio della sua
affermazione, nel 1922.
mondiale e ha capito il pericolo del fascismo sin dall'inizio della sua
affermazione, nel 1922.
Il
saggio ricostruisce in modo dettagliato la figura di
Giolitti partendo
proprio dall'ultimo atto, la sua uscita di scena corrispondente
all'ingresso nel panorama politico-istituzionale di Benito
Mussolini.
Da lì, viene poi ripercorsa la straordinaria carriera politica
di Giolitti, che fu cinque volte presidente del Consiglio
dei ministri
tra il 1892 e il 1921. Deputato dal 1882 alla morte, ministro
del
Tesoro e delle Finanze (1889-1891) nel governo presieduto
da Francesco
Crispi, e dell’Interno in quello guidato da Giuseppe
Zanardelli
(1901-1903) fu il motore della svolta liberale di inizio Novecento
e delle grandi riforme politiche, economiche e sociali
che affermarono
l’Italia tra le grandi potenze. Tra le sue principali
riforme,
si ricorda il varo del diritto di voto universale
maschile (1912-1913).
Nel 1914 tentò di scongiurare il coinvolgimento dell’Italia nella
Grande guerra: aveva capito che l'intervento bellico non
avrebbe giovato
alla nazione. Avrebbe richiesto un tributo enorme di vite e risorse
e sarebbe stato devastante per gli equilibri interni
e internazionali.
Monarchico,
liberale e democratico, non vide di buon occhio l'avvento
del
fascismo e nel 1924 votò contro il governo Mussolini.
“Chiunque
avesse
voluto un vero progresso – si legge nel libro di Mola –
avrebbe
dunque
dovuto puntare non sul Mussolini al volante di un bolide fermo,
in
cerca d’un futuro ignoto a lui medesimo, ma sullo Statista solido
e
pacato,
consapevole di sé e dei problemi in campo”. Cioè su Giolitti,
che
legò il nome alla stagione più fiorente del Novecento: l’ultima
di
vera
e piena indipendenza dell’Italia.
Rimane
insuperato statista della Nuova Italia.
Rusconi
Editore
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