martedì 11 giugno 2019

Apollonio Rodio Argonautiche



Di Apollonio (III sec. a.C.) vi sono poche notizie sicure: la nascita
nell’Egitto tolemaico (ad Alessandria o a Naucrati), l’incarico di
bibliotecario presso la celebre Biblioteca di Alessandria, il soggiorno a Rodi e il rapporto diretto con Callimaco, il più importante poeta ellenistico.
Le Argonautiche sono l’unica sua opera rimastaci per intero, mentre di altri suoi testi rimangono solo dei frammenti. Scrisse
anche una serie di poemi di fondazione, relativi a Rodi, Alessandria,
Cauno, Cnido, Naucrati e Lesbo, nonché un poemetto su leggende egizie intitolato Canopo.

Sonja Caterina Calzascia è dottore di ricerca in Filologia greca e
latina nell’Università di Bologna. Ha pubblicato la monografia Il carme 64 di Catullo e le Argonautiche di Apollonio Rodio (Bologna, 2015) e diversi contributi sulla poesia antica e umanistica. Il suo campo d’interesse principale è rappresentato dalla poesia epica.

Le Argonautiche di Apollonio Rodio,
 Uno dei capolavori della letteratura ellenistica e frutto di una ricerca poetica volta ad un originale rinnovamento dell’epica omerica, con la raffinata tecnica letteraria alessandrina e non senza un certo humour, presentano uno dei miti più famosi dell’antichità, quello degli eroi che sulla nave Argo si recano in Colchide per impadronirsi del vello d’oro. Il capo della spedizione, costretto ad intraprendere il viaggio suo malgrado, è Giasone, che Apollonio rappresenta con tratti più umani che eroici in senso tradizionale. Il vello viene conquistato grazie alle arti magiche di una ragazza colchica, Medea, che si innamora dell’eroe greco, dunque non ancora la più nota madre vendicativa che uccide i figli. Tutti i personaggi che popolano l’opera – umani, divini e mostruosi – si muovono in suggestivi paesaggi, sia reali sia fantastici, particolarmente vicini alla sensibilità moderna.


Rusconi Libri

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