Lucia
Magionami, psicologa e psicoterapeuta, dal 2003 lavora sulla tematica
della violenza di genere. Oltre alla libera professione che svolge
presso i suoi studi a Firenze e Perugia, si occupa di formazione e
sensibilizzazione sulla tematica della violenza di genere sia come
libera professionista sia come consulente presso enti pubblici,
inoltre è stata relatrice a più convegni riguardanti la violenza
intra familiare. Attualmente fa parte dell’associazione “Libertas
Margot” con sede a Perugia, la quale ha costituito, a livello
regionale, il primo sportello di ascolto per gli uomini che agiscono
violenza. Dal 2015, sempre a Perugia, ha formato il primo gruppo di
“Libroterapia: parole lette, emozioni raccontate”, che organizza
cicli di incontri di terapia di gruppo per parlare di emozioni e di
sentimenti attraverso i libri scelti dal terapeuta per fare un
viaggio attraverso la psiche.
Vanna
Ugolini, laureata in Economia, giornalista professionista, è
vice-caposervizio alla redazione di Terni de «Il Messaggero», è
madre di tre figli. Si è occupata di cronaca nera e giudiziaria
seguendo i casi più importanti avvenuti prima in Romagna e poi in
Umbria. Ha partecipato come docente a master post-universitari sulla
comunicazione per l’Università degli Studi di Perugia e come
relatrice a numerosi convegni su temi legati allo sfruttamento della
prostituzione e violenza contro le donne. Nel 2011, insieme al Siulp,
(sindacato di polizia) ha prodotto un documentario verità sullo
spaccio di droga a Perugia dal titolo Zbun. Cliente. Ha pubblicato
diversi libri tra cui Tania e le altre. Storia di una schiava bambina
(Stampa Alternativa, 2007), con cui ha vinto il Premio Le Ragazze di
Benin City (2008) e Nel nome della cocaina (Intermedia Edizioni,
2011). È presidente dell’associazione Libertas Margot, composta da
professionisti che si occupano di violenza di genere.
...Arriviamo
a un punto e decidiamo se usare la ragione o la forza. Se vogliamo
mantenere ad ogni costo il potere su una persona fino ad arrivare a
toglierle la vita o se vogliamo amare, liberamente, accettare che
questo possa finire e possa far male....
Un
viaggio nell’anima di uomini che hanno ucciso le donne. Un libro
che è un percorso emotivo ed evocativo ma anche uno strumento per
capire cosa succede in una relazione violenta, scritto a quattro mani
dalla psicologa psicoterapeuta Lucia Magionami e dalla giornalista
Vanna Ugolini. Il punto di partenza sono le interviste fatte a tre
uomini che hanno ucciso le donne con cui avevano condiviso un
progetto di vita. Dalle interviste a Luca, Giacomo e Luigi risulta
chiaro che siamo di fronte a uomini normali, non certo dei mostri.
Persone comuni eppure assassini. Sono stati disposti a ripercorrere
con la memoria i passi compiuti verso gesti irrimediabili, a
raccontare la propria storia. Il libro è una ricerca profonda che
risponde alla necessità di capire, per poi comunicare, cosa spinge
un uomo ad uccidere l'amore della propria vita, cosa succede in quei
minuti in cui si decide – o non si decide, semplicemente si fa –
di svoltare e diventare assassini. Tanto le parole
dell'intervistatrice sono tese a cercare di capire cosa accade nella
mente di una persona normale che arriva ad uccidere la propria
compagna, tanto diventa forte la loro resistenza e il loro tentativo
di giustificazione. Non è colpa mia, dicono i tre all'unisono,
usando parole diverse ma che vanno a convergere nello stesso punto.
La nostra ipotesi è che siano incapaci, anche dopo anni di carcere,
di riconoscersi fino in fondo colpevoli e responsabili. E che il
carcere, lungi dall'essere un luogo di recupero, non diventa nemmeno
un luogo di espiazione della pena. E dal libro emerge anche quello
che le autrici Magionami e Ugolini lo affermano chiaramente: non ci
raptus né scatti d’ira: il percorso verso il femminicidio è più
lungo, lastricato di silenzi, di prigioni culturali, di diversi modi
di intendere la vita, dell’incapacità di dare un nome ai
sentimenti, alle situazioni e, quindi, di riconoscerle. “Arriviamo
a un punto e decidiamo se usare la ragione o la forza – scrivono le
autrici – Se vogliamo mantenere a ogni costo il potere su una
persona fino ad arrivare a toglierle la vita o se vogliamo amare,
liberamente, accettare che questo possa finire e possa far male”.
Gli sono mille altri modi diversi dalla violenza per chiudere una
relazione. La violenza è una scelta. Una scelta da non fare.
Nessun commento:
Posta un commento